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Un Unico Governo Mondiale: LA COMMISSIONE TRILATERALE

Ultimo Aggiornamento: 27/07/2009 17:57
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Città: CAGLIARI
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27/07/2009 17:57

La Trilateral ha radici storiche e ideologiche profonde. Non nasce negli anni 70 per “generazione spontanea”, quasi che, in un mondo dominato dal denaro, il potere finanziario fatalmente si trasformi in potere anche politico.
Già a partire dall’inizio del secolo, negli Stati Uniti i poteri forti rappresentavano il governo reale della nazione più potente del mondo. Scriveva nel 1932 l’economista inglese, John Hobson:
“L’entusiasmo avventuroso del presidente Roosevelt, il suo “destino manifesto” e la sua “missione di civiltà” non ci devono trarne in inganno. Erano i vari Rockefeller,  Morgan e altri che avevano bisogno dell’imperialismo, e che quindi lo sistemarono a mò dì pesante giogo sulle spalle della grande repubblica... Essi avevano bisogno dell’imperialismo perché intendevano sfruttare le risorse del paese al fine di trovare canali di sbocco per i loro capitali, destinati altrimenti a restare inoperosi.”
Nel 1970, lo scrittore americano Felix Green:
“Per molti anni i Rockefeller hanno fornito “l’uomo giusto” alla segreteria di Stato americana, indipendentemente dal fatto che ai governo ci fosse un partito piuttosto che un altro...
L’elenco dei potenti interessi industriali e finanziari che tramite loro rappresentanti si sono assicurate altissime posizioni nell’apparato decisionale del governo americano potrebbe continuare all’infinito. “.
Nel numero di maggio 1990, la rivista americana “The Mc Alvany Intelligence Advisors”:
“L’America è attualmente amministrata da un gruppo, che chiame­remo il “‘Liberal Eastern Establishment”, costituito da alcuni dei più ricchi finanzieri americani (i vari Rockefeller, Andrea, Hammer e centinaia d’altri) e certi dirigenti liberali della stampa, dell’esercito, della cultura.
Questo gruppo domina sia i partiti politici degli stati Uniti, sia le più grosse banche e multinazionali americane. Le più importanti organizzazioni politiche che lo rappresentano sono il “Council on Foreign Relations” e la “Trilateral Commission “. Questo gruppo controlla la politica estera americana dagli anni 20 ed è strettamente collegata ad altri gruppi internazionalisti impegnati nel raggiungimento di un governo unico mondiale”.
La Trilateral Commission (Commissione Trilaterale) nasce il 23 giugno del 1973 per iniziativa di David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan Bank, e di altri dirigenti del gruppo Bilderberg e del Council on Foreign Relations, tra cui Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski.La percezione dei fondatori, confermata attraverso gli incontri preliminari del 1972 e che condusse poi l’anno successivo alla costituzione vera e propria dell’associazione denominata “Commissione Trilaterale”, fu inoltre, fin dalle origini, quella che la discussione tra persone di diversa estrazione e competenza professionale ma di omogeneo livello di responsabilità potesse più efficacemente contribuire a migliorare la conoscenza dei problemi comuni attraverso lo studio e la discussione e, possibilmente, a individuarne soluzioni nuove, concetto che nello statuto fondativo fu riassunto nelle parole "working togheter".
Un secondo punto condiviso dai fondatori e tuttora fondamentale nello spirito che sta alla base dell’attività della Commissione è la profonda convinzione che la via prioritaria per risolvere i problemi del mondo risiede in primo luogo nelle buone relazioni internazionali e nel buon funzionamento degli organismi multilaterali. La Trilaterale conta come membri più di 300 influenti privati cittadini (uomini d'affari, politici, intellettuali) dall'Europa, dal Giappone e dal Nord America, con l'obiettivo dichiarato di promuovere una cooperazione più stretta tra queste tre aree. Ha sede sociale a New York. si tratta di un'organizzazione dall'ideologia mondialista, La ragione della sua creazione è stato il declino temporaneo dell'influenza del think tank americano Council on Foreign Relations a causa della sua politica sulla guerra del Vietnam che scontentò molti americani.
L'atto costitutivo spiega: «Basata sull’analisi delle più rilevanti questioni con cui si confrontano l'America e il Giappone, la Commissione si sforza di sviluppare proposte pratiche per un'azione congiunta. I membri della Commissione comprendono più di 200 insigni cittadini, impegnati in settori diversi e provenienti dalle tre regioni».
Il numero di membri è determinato da quote proporzionali a ciascuna delle aree. I membri che ottengono una posizione nel governo del loro rispettivo paese, lasciano la Commissione.
La lista dei membri viene pubblicata ogni anno. L'elenco completo può essere richiesto via e-mail attraverso il sito della Commissione .La struttura della Trilateral Commission comprende un Comitato Esecutivo (Executive Committee), composto da circa 40 membri suddivisi fra le tre regioni per definire temi e programmi e le linee generali di attività, e un Comitato di Presidenza (Chairmen’s Meeting) che ha responsabilità gestionali e direttive ed è composto dai tre presidenti di area, dai vice presidenti e dai tre direttori.
Le tre direzioni regionali hanno sede rispettivamente a Washington, Parigi e Tokyo. Ogni area (Nord America, Europa, Asia-Pacifico) ha poi un proprio Regional Executive Committee. Per l’Europa esso è composto da uno o due rappresentanti per ogni gruppo nazionale (due rappresentanti per Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna, uno per tutti gli altri). Questi Comitati Esecutivi di area sono gli organismi direttivi dell’area ed hanno autonomia di decisione in materia di programmi, riunioni, budget, membership a livello regionale. (Per i nomi dei componenti, v. link al capitolo "Membri della TC") I “Regional Executive Committee” si riuniscono di norma due volte all’anno, in occasione della Riunione Plenaria e della Riunione di Area.

I diversi gruppi nazionali hanno strutture autonome, secondo le esigenze locali. I gruppi dei paesi maggiori (il numero dei soci è parametrato alla popolazione e al PIL) hanno anche un’attività a livello nazionale ed una segreteria.
La denominazione “Trilaterale”, decisa nel 1973, si riferisce quindi storicamente alle tre aree che all’epoca si potevano considerare leader nel mondo per lo sviluppo economico e per i valori democratici delle loro istituzioni: Europa, Nord America e Giappone.
Tra i personaggi che contribuirono alla fase preparatoria ricordiamo innanzi tutto Zbigniew Brzezinski, dal cui saggio “Between two Ages: America’s Role in the Technotronic Era” (Viking Press, 1970) Rockefeller aveva tratto alcune idee che sono rimaste alla base delle finalità della Commissione, in particolare la convinzione che un dialogo più organico fra le “tre aree” fosse utile per un miglioramento delle relazioni fra questi paesi e, più in generale, per il miglioramento delle relazioni internazionali e del progresso democratico nel mondo.  
Ricordiamo inoltre, perché partecipanti alla prima riunione operativa (Luglio 1972) per arrivare alla costituzione vera e propria dell’associazione, Fred Bergsten, economista e Henry Owen, politologo della Brookings Institution; Mc George Bundy, presidente della Ford Foundation; tra gli europei Karl Carstens, allora parlamentare tedesco che poi divenne presidente federale tedesco René Foch, politico francese; Guido Colonna di Paliano, ambasciatore e ex-commissario CEE; François Duchène dell’Università di Sussex (GB); Max Kohnstamm direttore dell’Istituto di Studi Europei della CEE; Kiichi Miyazawa, allora membro della Dieta ed ex ministro degli Esteri (J), Kinhide Mushakoji professore di relazioni Internazionali (J), Saburo Okita allora presidente dell’Overseas Economic Cooperation Fund e successivamente ministro degli esteri (J) e Tadashi Yamamoto presidente del Japan Center for International Exchange (J).
Brzezinski, direttore della Trilateral e contestualmente alto dirigente del CFR, definì l’organizzazione: “Il gruppo delle potenze intellettuali e finanziarie più forti che il mondo abbia mai conosciuto “.
Una società di pensiero, prima che una società per azioni.
Il 17 maggio 1997, in seconda serata, un’inchiesta televisiva condotta da tre giornalisti definì la Trilaterale, “organizzazione massonica” impegnata in un’azione neocolonialista nei paesi dell’America Latina. 
Erano presenti i tre Gran Maestri delle principali comunioni massoniche italiane, che nulla ebbero da ridire né sulla definizione della Trilateral né sulla sostanza del suo impegno in Sudamerica, la distruzione di un vecchioordine

E il nuovo ordine disegnato da Gianni Agnelli: un popolo con­cepito come una grande mandria di vacche, da gestire quindi secondo le regole dell’allevamento animale e non secondo quelle che stanno a fondamento di una società di uomini.
Un popolo sradicato dalla sua fede e tradizioni, e quindi trasformato in massa, inebetita da sport di massa, dall’erotismo di massa e, più recentemente, da programmi televisivi di una tale idiozia da garantire un autentico colpo di grazia agli intelletti già indeboliti degli utenti.
Una massa di “profani” governati da un vertice di “iniziati” cui spetti un superiore ordine di idee e di decisioni.
Decisioni che riguarderanno le “ingegnerie sociali” che sono già sotto i nostri occhi: quanti uomini far nascere, quanti farne morire per mezzo dell’aborto.
Il gruppo Rockefeller, attraverso l’omonima Fondazione, ha generato una cultura abortista sin dagli anni 20 e successivamente finanziato e diretto le campagne abortiste in tutto il mondo (lo apprendiamo dalle organizzazioni antiabortiste francesi che sin dagli anni 70 avvertivano che l’operazione andava ricondotta alla massoneria in genere e al gruppo Rockefeller in particolare).
A questo riguardo non parliamo di ipotesi ma di certezze, stilla base di documentazioni originali, massoniche e trilateraliste, del tutto esplicite.
Decisioni dei “vertici” che riguarderanno quanti uomini far morire, attraverso l’eutanasia e quanti farne vivere, attraverso un’oculata distribuzione delle risorse alimentari, come accade, con i risultati che conosciamo, presso i paesi in via di sviluppo.
Decisioni che riguarderanno l’ingegneria genetica, per “intervenire” nella nuova umanità.
Decisioni sulla famiglia da distruggere e sulla transessualità da esaltare.
In una parola, tutto ciò che definitivamente distrugga il “vecchio” ordine sociale, cristiano, per la creazione di un nuovo ordine.
Ma tutto questo senza particolari scossoni. Non vi sarà bisogno di dittature, visto che le democrazie laiche e progressiste, condotte da governi di “centro-sinistra”, servono già così efficacemente allo scopo. Governi che riproducono una formula già sperimentata lungo l’intero corso del XX secolo, e plasticamente rappresentata dal passato governo Prodi-d’Alema: l’alleanza tra la borghesia massonica e la sinistra, rivoluzionaria o meno. Un comune sistema di pensiero: il materialismo assoluto.

Chi comprende questo, comprenderà tutto del mondo in cui oggi vive. Ma chi non comprende questo, non capirà mai nulla. Scriveva sin dagli anni sessanta un docente universitario america­no, Kenneth Bouldin: 
“Si può perfettamente concepire un mondo dominato da una dittatura invisibile nel quale tuttavia siano state mantenute le forme esteriori del governo democratico.
Nel 1975 contava circa 200 membri. La nascita della Trilaterale ebbe una funzionalità ben precisa. Gli altri potentati, CFR e Bilderberg, erano stati strumenti di un’egemonia americana che fino agli anni sessanta appariva incontrastata. Ma gli anni 70 segnarono la fine della ledaership economico-militare, non meno che "morale" degli Stati Uniti d’America. Non solo la sconfitta in Vietnam e lo scandalo Watergate avevano fortemente agito in tal senso, ma il crescente sviluppo economico-finanziario di Europa e Giappone indicavano chiaramente che gli Stati Uniti non sarebbero mai più stati i soli padroni del mondo. La Trilateral servì quindi a riqualificare il potere statunitense, che strinse alleanza con quelle aree che non era più in grado di controllare. Ma i progetti della Trilateral, andavano al di là dell’economia, fino ad un orizzonte "globale" del potere. Sin dalla fondazione la Trilateral ha esteso il suo controllo a segmenti della pubblica informazione americana ( CBS, Time Magazine, Foreign Policy), giapponese ( Japan Broadcasting Incorporated), italiana ( Arrigo Levi della Stampa), tedesca ( Die Zeit), del mondo sindacale (United Steelworkers of America, United Automobile workers, AFL-CIO ), della politica, della ricerca scientifica.
Scriveva Gianni Agnelli, della "Trilateral": " Un gruppo di privati cittadini, studiosi, imprenditori, politici, sindacalisti, delle tre aree del mondo industrializzato...che si riuniscono per studiare e proporre soluzioni equilibrate a problemi di scottante attualità internazionale e di comune interesse". Forse sfuggiva, all’avvocato Agnelli, che il "comune interesse", nel mondo industrializzato è già rappresentato e garantito dai governi eletti dal popolo. In quale veste i "privati" di cui egli parla si affiancano all’azione economica e politica dei poteri legittimamente costituiti attraverso elezioni? Osserviamo le direttrici di marcia di questo potere "privato", che con grande evidenza altro obiettivo non si prefigge se non quello di sostituire i poteri "pubblici".
La Commissione raggruppa adesso circa 400 membri, di cui 163 europei, 121 americani e 96 asiatici, conservando la formula iniziale del profilo professionale dei soci e della loro diversificazione, allargata a tutti i principali settori della vita civile: economia, lavoro, ambienti accademici, culturali, della ricerca, dei media e della politica.
Una decisione storica per la struttura della Commissione Trilaterale fu presa a Tokyo, nel corso dell’assemblea plenaria del 10-12 Aprile 2000: dopo 27 anni dalla sua costituzione, la Trilateral Commission decise di allargare il gruppo nordamericano al Messico e di trasformare il Gruppo giapponese in un gruppo “Asia-Pacifico” per comprendere altri paesi di quello scacchiere: Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda con gruppi nazionali; e i cinque paesi ASEAN (Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Tailandia) con membri a titolo personale.
Il Gruppo Europeo ha sempre continuato ad allargarsi sotto il profilo geografico, soprattutto dopo il 1989, perché ha sempre aperto le porte a cittadini dei nuovi paesi che man mano entravano a far parte prima della CEE e poi dell’UE. Attualmente è composto da persone di 24 paesi, di cui 23 membri dell’UE più la Norvegia.
I tre gruppi, o sezioni, in cui è articolata la Commissione (Europa, Nord America e Asia-Pacifico, con sedi rispettivamente a Parigi, Washington e Tokyo)  sono dotati ciascuno di una propria presidenza, di un proprio ufficio e godono di una propria autonomia gestionale; solo i programmi delle Riunioni Plenarie e i Rapporti vengono gestiti su base unitaria.
Allorché fu lanciato il primo triennio di attività (1974-76), in epoca del cosiddetto bipolarismo, cresceva la sensazione che gli Stati Uniti fossero alla ricerca di qualche forma di responsabilità partecipata con l’Europa Occidentale e il Giappone, per affrontare in modo più efficace le principali sfide internazionali.
Con quest’ottica, la Commissione Trilaterale ha impostato fin dall’inizio la propria attività e ha potuto vedere realizzate nel frattempo non poche delle intuizioni emerse nel corso dei dibattiti e degli studi pubblicati. Fra i temi oggetto di studio in anticipo sulla loro realizzazione possiamo ricordare: l’istituzionalizzazione dei Summit fra i paesi più industrializzati, la crescita del Giappone come potenza di responsabilità globale, il concetto di indivisibilità della sicurezza, la diffusione nel mondo della democrazia come forma di governo (vedi in America Latina negli anni ’70-80 e, dal 1989, nei paesi ex-comunisti), lo sviluppo della tecnologia info-telematica (ITC), l’amplificarsi del fenomeno della globalizzazione e la crescita delle economie asiatiche.
Dal 1974 ad oggi sono uscite in materia 62 pubblicazioni della Commissione, note come “Rapporti alla Trilateral Commission” perché firmate sempre dai lori autori, normalmente tre, uno per ogni area, e costituiscono una documentazione interessante, anche storicamente, sui temi affrontati.
Questi risultati hanno contribuito da un lato a confermare la validità dell’attività della Commissione Trilaterale ma, allo stesso tempo, hanno costituito uno stimolo al rinnovamento dei suoi programmi che, di tre anni in tre anni, si sono adeguati all’evolversi del clima e delle problematiche internazionali.
Sotto un profilo politico, per esempio, con la fine del mondo bipolare e gli Stati Uniti nel ruolo di unica superpotenza mentre il resto del mondo appare più frammentato e meno coeso, vi è ora una crescente attenzione verso la necessità di nuovi equilibri, una ridefinizione del ruolo degli Organismi Internazionali, l’emergere di nuovi attori di politica internazionale, e problemi di uno sviluppo sostenibile.
E gli ultimi rapporti pubblicati testimoniano questi interessi: 21th Century Strategies of the Trilateral Countries: in Concert or in Conflict? (1999); The New Central Asia (2000); East Asia and the International System (2001) Addressing the New International Terrorism: prevention, intervention and multilateral cooperation (2003), The New Challenges to International, National and Human Security Policy (2004). Notevole interesse ha suscitato in particolare il rapporto (dicembre 2003) che approfondisce un tema molto importante per il dibattito sul nuovo ruolo delle Istituzioni Internazionali: The “Democracy Deficit” in the Global Economy: Enhancing the Legitimacy and Accountability of the Global Institutions. Due rapporti importanti sono usciti nel 2006: Engaging with Russia e Nuclear Proliferation e nel 2007 un rapporto dedicato al nuovo concetto globale di sicurezza: The New Challenges to International, National and Human Security Policy.
Economia
La Commissione Trilaterale è il centro motore della globalizzazione. Richard Falk ( dal periodico Monthly Review di New York, gennaio 1978): " Le idee della Commissione Trilaterale possono essere sintetizzate come l’orientamento ideologico che incarna il punto di vista sovranazionale delle società multinazionali, che cerca di subordinare le politiche territoriali a fini economici non territoriali". Un ordine di idee, quello dei fini economici "non territoriali", che ha avuto modo di esprimersi pienamente attraverso l’operato delle due grandi istituzioni che presiedono alla globalizzazione: la Banca Mondiale e il Fondo Monetario, entrambi sotto lo stretto controllo, come è noto, del "Sistema" liberal della Costa Orientale americana. Entrambe le istituzioni agiscono a tutto campo nell’emisfero meridionale del pianeta, impegnate nella conduzione e nella "assistenza" economica ai paesi in via di sviluppo. Ebbene, la logica del "mercato unico" mondiale, della movimentazione delle merci regolate dal solo criterio della "competitività" dei prezzi, hanno indotto Banca Mondiale e Fondo Monetario a orientare interamente all’esportazione la produzione alimentare del Sud, facendo leva sul ricatto del debito contratto dai paesi poveri col Nord ( la Banca Mondiale ai paesi in via di sviluppo: noi teniamo sotto controllo il vostro debito e voi accettate di "ristrutturare" le vostre economie secondo le nostre direttive). Il primo risultato è stato…la distruzione delle economie agricole di sussistenza, interamente sacrificate alle esportazioni verso il Nord, sotto il rigoroso controllo delle multinazionali. Ecco perché, ormai, la remissione del debito del Terzo Mondo non basterebbe più per risollevarne le sorti. E’ dalla dittatura delle multinazionali, del Fondo Monetario e della Banca Mondiale che il Sud del mondo deve liberarsi. Diversamente, con le sue economie alla catena, non potrà che perpetuarsi una situazione che il più recente rapporto FAO ha indicato con sufficiente chiarezza: nel 1998 30 milioni di esseri umani morti per fame nell’emisfero meridionale del pianeta.
Politica

La “Trilateral” colloca i suoi uomini nei governi occidentali per realizzare i suoi programmi.
Da una rassegna stampa, qualche nome dei suoi emissari italiani. “il Giorno”, 16 aprile 1983:
“Per la prima volta a Roma la misteriosa Trilateral: 320 big dell’economia mondiale”.
Sottotitolo: “Tra essi Kissinger, Rockefeller Agnelli ed i potenti del Giappone”.
Da “il Giornale”, 18 aprile 1983: ……il professor Romano Prodi, presidente dell’Iri e membro della Trilaterale...
Non sarà inutile gettare uno sguardo anche sul sodalizio che ha generato la Trilaterale, e che tuttavia continua a vivere di vita propria (è caratteristica la doppia o tripla appartenenza, per i personaggi più influenti del “Sistema”, tra CFR, Bilderberg e Trilateral). “il Giorno” del 24 aprile 1987, nel servizio su una riunione del Bilderberg che si era tenuto presso la Villa d’Este di Cernobbio, registrò, tra gli altri, la presenza di Carlo Azeglio Ciampi.
La vita organizzativa del sodalizio è scandita da riunioni plenarie, da gruppi di studio condotti dai responsabili delle tre aree, da “rapporti” che di volta in volta palesano il pensiero dell’organizzazione su questioni di particolare rilevanza.
Nel 1975 il Rapporto di Kyoto presentava un titolo ammiccante, ricco di promesse per il futuro:
“La crisi della democrazia”, pubblicato in Italia con la prefazione di Gianni Agnelli.
Lo studio denunciava una debolezza strutturale delle democrazie uscite dagli anni sessanta (cioè dalle crisi, a partire dal 68, organizzate e dirette dai poteri forti): debolezza degli esecutivi, perdita di credibilità e di autorità.
La Trilaterale auspicava, come rimedio, una maggiore dose di autorità. Una maggiore autorità dei governi controllati da “loro”.
Gianni Agnelli, da un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” il 30 gennaio 1975:
“Probabilmente dovremo avere dei governi molto forti, che siano in grado di far rispettare i piani cui avranno contribuito altre forze oltre a quelle rappresentate in parlamento; probabilmente il potere si sposterà dalle forze politiche tradizionali a quelle che gestiranno la macchina economica; probabilmente i regimi tecnocratici di domani ridurranno Io spazio delle libertà personali. Ma non sempre tutto ciò sarà un male. 
La tecnologia metterà a nostra disposizione un maggior numero dì beni e più a buon mercato.
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