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"I CULTI CARGO"

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2009 17:28
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30/06/2009 17:27

CONTATTI EXTRATERRESTRI NELL'ANTICHITÀ




Fonte:http://www.edicolaweb.net/nonsoloufo/da10_01i.htm


Visitatori extraterrestri sul nostro pianeta, oggi e nel remoto passato: può, questo tema, essere esclusivamente riservato alla "stampa scandalistica", o rappresenta anche l'occasione per l'avvio di un dibattito rigorosamente impostato su basi scientifiche? Dal 1973 esiste la Ancient Astronaut Society, organizzazione fondata da Gene Philips, il cui scopo consiste nel produrre le prove del contatto con intelligenze extraterrestri, verificatosi millenni orsono e che per certi aspetti si manifestò con un massiccio intervento nella storia e nei destini dell'uomo. Desidero appunto soffermarmi su alcune di queste possibili "interferenze", muovendo da un tema solo apparentemente estraneo a questo discorso. DÈI DISCESI DAL CIELO Avete mai sentito parlare di "culti cargo"? Cosa si intende esattamente con tale espressione? I culti cargo sorgono nel momento in cui una data cultura, tecnologicamente avanzata, entra in contatto con un'altra più arretrata: è la stessa strana esperienza a suo tempo vissuta da Cristoforo Colombo, il quale, approdato su una delle isole delle Bahamas, racconta sul libro di bordo l'incontro del suo equipaggio con gli indigeni del posto: "Ci accolsero riverendoci come se fossimo stati dèi discesi dal cielo". Analogamente a Colombo, anche Sir Francis Drake venne scambiato per un'entità soprannaturale dai nativi indiani stanziati nella zona dell'attuale San Francisco: "Cercammo di spiegare loro che non eravamo degli dei - ricorda lo scrivano di bordo - ma inutilmente". Il capitano James Cook, sbarcato a Tahiti, fu creduto il dio Rongo, ritornato fra gli uomini dopo aver a suo tempo, secondo la leggenda, abbandonato l'isola a bordo di una nave simile ad una nuvola. Il capitano francese Jean Ribault, fece erigere in Florida, nel 1565, una colonna con l'emblema del proprio Stato; qualche anno più tardi la colonna divenne il centro dei culti religiosi degli indigeni del posto, che l'adornavano con ghirlande e vi ponevano davanti doni sacrificali. Tali culti persistono anche nel nostro secolo. Negli anni Venti il naturalista James Hurley constatò che non solo a lui, ma anche al proprio idrovolante, gli indigeni della Nuova Guinea, erano soliti ogni sera sacrificare un suino: essi credevano l'aeroplano una entità divina. Quando nel 1943 altri uomini bianchi penetrarono per la prima volta nell'altopiano orientale della Nuova Guinea, videro che gli indigeni maneggiavano lunghe aste di bambù, provviste di fili dati da fibre vegetali e sormontate da pseudo microfoni di legno: più tardi essi appresero che i nativi altro non volevano che imitare il comportamento dei soldati americani, osservati presso una vicina base aerea e dai cui "grandi uccelli metallici" essi attendevano doni. Da questa speranza riposta nei doni, cioè nelle merci (inglese "cargo"), deriva la denominazione di tali culti religiosi. Il caso più curioso ebbe luogo in una piccola isola dei mari del Sud, Tinna, dove negli anni Venti visse per un breve tempo un soldato americano, John Frum. Ancora oggi l'intera vita religiosa del posto è incentrata sulla sua figura: egli viene considerato una divinità della quale si attende il ritorno dalla "Terra Promessa", ossia dall'America, carica di ricchi doni per le popolazioni. Un paio di monete e di banconote di John Frum sono custodite come reliquie, ed in suo onore è stato costruito un piccolo tempio di bamboo; infine gli isolani portano tatuate sull'avambraccio le lettere "USA" ed il capo tribù dell'epoca, al quale successivamente John Frum sarebbe apparso in sogno, è nel frattempo venerato come "grande profeta". È interessante notare che í misteriosi strumenti tecnici degli "stranieri" erano descritti attraverso i concetti mutuati dal proprio lessico, per cui un aeroplano era rappresentato come "grande uccello" o come "uccello tonante"; una locomotiva, come "cavallo di fuoco"; i cavi telefonici come "fili cantanti". Presso gli Apache, ancora oggi, le componenti di un'automobile vengono definite tramite concetti relativi all'anatomia umana: i fari sono "gli occhi", il motore è "l'intestino" e via dicendo. LEGGENDARI ARRIVI CELESTI Se si confrontano ora questi culti cargo con le religioni a noi note, riscontriamo inevitabilmente alcuni elementi comuni sorprendenti. Le leggende, tramandate oralmente, relative agli dei scesi dal cielo su carri di fuoco per punire o per ricompensare gli uomini o per esigere da loro dei servigi, esistono presso tutti i popoli del mondo. Gli "dei" del "nuovo mondo" e quelli del XX° secolo, che determinarono la nascita dei culti cargo nei mari del Sud o in qualsiasi altro posto, sono a noi noti. Ma chi furono invece questi altri dei responsabili millenni orsono, della nascita di identici culti e religioni dell'intero pianeta? I KAJAPPOS In Amazzonia vive la tribù dei Kajappos. Da tempi remoti essa venera un dio dal nome Bep Kororoti, di cui si racconta arrivò e visse in mezzo agli indigeni, per poi fare ritorno al cielo. Bep Kororoti, avrebbe indossato uno strano abito che lo ricopriva da capo a piedi e in mano teneva uno strumento da cui scaturivano dei fulmini. Infine egli avrebbe impartito agli uomini le tecniche fondamentali dell'agricoltura e dell'allevamento, nonché nuovi stratagemmi per la caccia, per ripartire infine fra fuoco e fiamme, scomparendo nel firmamento. Ancora oggi i Kajappos celebrano una volta l'anno una grande festa, in ricordo di questo loro dio, nel corso della quale un sacerdote si immedesima nel ruolo di Bep Kororoti, indossando un bizzarro indumento di paglia. Tutto questo non ricorda forse da vicino il culto celebrato nel secolo attuale in onore di John Frum, sull'isola di Tinna? L'unica differenza rispetto a quest'ultimo è che la leggenda dei Kajappos si riferisce ad eventi verificatisi oltre 25.000 anno orsono. I DOGON E SIRIO B Rimanendo in un contesto analogo, rivolgiamo ora la nostra attenzione ad un'altra popolazione e ad altre relative leggende. Nel territorio corrispondente all'odierno Mali, nell'Africa Occidentale, vive la tribù dei Dogon, i cui miti vennero per la prima volta studiati un sessantennio orsono da due etnologi francesi. Le ricerche fecero luce su particolari a dir poco sconcertanti: l'intera vita religiosa dei Dogon era incentrata sulla cosiddetta festa dei Sigui, che ricorreva ogni cinquant'anni; si tratta del periodo - così riferirono gli sciamani del villaggio agli sbalorditi etnologi - in cui una stella, invisibile dal nostro pianeta, completa la propria rivoluzione attorno a Sirio. Oggi sappiamo con certezza dell'esistenza di una simile stella, la cui scoperta avvenne alla fine del secolo scorso e della quale esistono fotografie realizzate solo all'inizio degli anni Settanta. Si tratta pertanto di una stella assolutamente invisibile ad occhio nudo! Ma questo non è ancora tutto: i Dogon sono al corrente non solo dell'esistenza della stella in questione, ma ne conoscono anche il periodo di rivoluzione, i già citati cinquant'anni, che la moderna astronomia ha confermato. Essi inoltre sanno che la Sirio B descrive un'orbita ellissoidale attorno alla principale Sirio A e che è caratterizzata da una massa enormemente pesante. Un semplice pungo di materia, secondo i Dogon, peserebbe più di tutti i granelli delle spiagge del mondo messi insieme. Sirio B infatti è una cosiddetta Nana Bianca, cioè una stella che un tempo subì un processo di contrazione, a seguito del quale la sua materia venne enormemente compressa. I Dogon inoltre sanno da millenni che la superficie della luna è "secca e morta come sangue secco e morto", descrivono Saturno circondato da un singolo anello e conoscono le quattro grandi lune galileiane di Giove. Della nostra Via Lattea essi parlano come di un ammasso stellare e spiraliforme, analogo a tanti altri. Si tratta di nozioni da noi acquisite solo a partire dal secolo scorso. Mentre tutto ciò è noto ai Dogon dal XIII° secolo dopo Cristo: a tale periodo infatti è possibile far risalire l'impiego delle maschere rituali che ogni 50 anni vengono prodotte in occasione della festa del Sigui. Da chi ha appreso i Dogon queste sorprendenti informazioni? La loro tradizione orale parla di un dio, sceso dalle stelle su di una grande arca e denominato Nummo, un essere a metà strada fra l'uomo e il pesce. OANNES: UOMO-PESCE Colpisce constatare che anche i Sumeri, civiltà stanziata nell'area dell'odierno Irak, adorassero una curiosa figura, da loro denominata Oannes. Anche Oannes sarebbe sceso dal cielo a bordo di una "enorme perla luccicante", per portare la conoscenza agli uomini. Si tenga presenta a questo proposito un dato estremamente interessante: la civiltà sumerica, di fatto la più antica del mondo, si sviluppò repentinamente, quasi da un giorno all'altro. LA STELE DI PALENQUE Questo reperto è notissimo: si tratta della celebre pietra sepolcrale di Palenque, Mexico, da alcuni interpretata come rappresentazione di un astronauta all'interno del proprio abitacolo. Secondo altre chiavi di lettura, sarebbe la raffigurazione dell'albero della vita; o anche un principe Maya, prigioniero delle fauci di un mostro mitologico; infine, secondo altri ancora, un alto sacerdote nell'atto di eseguire un rito religioso. La stele di Palenque viene anche denominata "stele di Pacal", in quanto due famosi studiosi delle civiltà Maya, Linda Schiele ed Egon Freidel, vi ravvisarono la raffigurazione del dio Pacal sulla via di Xixalba, il regno degli inferi. Esistono innumerevoli interpretazioni di questo tipo, nessuna delle quali sembra tuttavia tanto convincente da poter essere inopinatamente accettata dal mondo accademico. Ritengo pertanto che, anche in questo caso, sia giustificato parlare di tentativo di rappresentazione di una nave spaziale, soprattutto considerando quanto finora discusso riguardo i culti cargo. LA BICICLETTA DI BALI Per quanto riguarda la cosiddetta "bicicletta di Bali", essa è la raffigurazione di una bicicletta, visibile sull'ornamento di un tempio di Bali, risalente allo scorso secolo. Lo scultore doveva avere osservato un addetto coloniale britannico sulla propria due ruote, un mezzo ai suoi occhi assolutamente fuori dell'ordinario, che cercò di inserire nella decorazione in questione. La ruota è stata efficacemente riprodotta, tuttavia ad un attento esame non può sfuggire che l'autore non sia riuscito a cogliere l'aspetto tecnico-meccanico del mezzo: la raffigurazione di catene e pedali infatti non è esatta, ed è inoltre estraniata da motivi religiosi, espressione della cultura dell'autore. Qualcosa di alquanto simile potrebbe essere entrato in gioco nell'elaborazione della stele dì Palenque, come pare lecito desumere dalla ricostruzione che di essa è stata fatta in base ad ogni dettaglio disponibile.
[Modificato da kiraneris 30/06/2009 17:28]
Il più sicuro segno
che la vita intelligente esiste nell'universo è che non ha mai provato a contattarci.

Bill Watterson
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